Recensione Sempre meglio della realtà – Daniele Titta

Iniziando sempre col ringraziare Casa Sirio per questa opportunità, vi racconto di questo libro che mi ha tolto il sonno (perché è praticamente impossibile staccarsi ed interrompere la lettura).
Spulciando il catalogo della casa editrice mi sono imbattuto nel lumacone in copertina a questo titolo.
Nota di merito alle copertine di questa casa editrice, visto che è la prima volta che ne posso parlare, che sono tutte minimaliste, si, ma abbaglianti in quanto a contrasti di colori e cura di una grafica vettoriale semplice ma azzeccatissima che senz’altro gioca a loro favore rendendone i libri riconoscibili ovunque alla prima occhiata.

Questo libro è una raccolta di racconti dal sapore irreale, onirico, che trasporta in un mondo distopico, di horror metropolitano, surreale e sconcertante.
I nove racconti che compongono questa opera sono splendidamente distribuiti nella raccolta di Daniele Titta, autore romano che non conoscevo che porta la sua Roma nei suoi scritti in modo talmente personale da sentirsi parte della sua vita: realmente, porta a sentirsi non solo parte della storia ma a sentire cioè che lui vuole che tu senta.
Mi sono trovato a percepire gli odori, il freddo e il caldo e quasi anche i rumori man mano che leggevo alcuni di questi racconti.
L’autore me lo sono immaginato, durante la stesura dei racconti, pronto con un quaderno sul comodino al bordo del letto ad appuntarsi i dettagli di incubi che lo fanno impazzire prima che la mente svegliandosi li faccia sparire dalla memoria.

I racconti non sono direttamente ed esplicitamente legati l’uno all’altro da un’ambientazione comune o da una sorta di cronologia propedeutica ma appaiono inizialmente slegati ed indipendenti.
C’è un filo rosso che unisce in modo esplicito alcuni racconti, la Guerra Santa contro Lucifero prima e dopo Geenna, ma alcuni di essi sono apparentemente slegati da questa traccia che comunque non si sussegue in ordine cronologico ma lascia al lettore il compito di ricostruire la serie di eventi che hanno portato a questa sorta di day after dove il mondo come lo conosciamo non è lontanamente come è nella realtà.
Che sia Sempre meglio della realtà o meno magari è piuttosto chiaro.
Anche la scelta del titolo è studiata alla perfezione perché sembra quasi prendersi gioco del lettore con la falsa promessa di portarlo in un luogo meraviglioso dal quale non se ne vorrà mai andare e invece si trova invischiato come una mosca sulla carta moschicida in un universo dal quale vorrebbe scappare ma è così interessante che lo sbircia avidamente pensando tra sé “sempre meglio LA realtà“.
Forse è ipotizzabile una lettura come di un unico romanzo frammentato e rimescolato, risistemato secondo una logica non lineare.
I diversi personaggi dei racconti si muovono in un mondo assurdo, fuori dall’ordinario e immerso in una sorta di nebbia di follia che dilaga nel mondo.
Ogni racconto è diverso: passiamo da un gruppo di ragazzini che vive in un luna park abbandonato e che muore lentamente in un mondo distrutto da un’epidemia senza speranza, eventi che accadono durante la Guerra Santa dell’uomo contro i demoni visti da più punti di vista e in diverse circostanze, uomini ridotti a pazzi da donne (o appartamenti) troppo possessive, oscuri rituali ed esperimenti al limite della follia.

Bisogna ammettere che il coinvolgimento emotivo è parecchio da prendere in considerazione, fa battere il cuore, fa provare pena, disgusto, ribrezzo e compassione e parlo dell’opera intera perché come tale ho deciso di considerarla più che come una raccolta di racconti.
L’autoriflessione e l’esame del sé e dei rapporti interpersonali (soprattutto con le donne) è praticamente spalmato in ogni racconto ed è sublime.
Estrapolandolo dal contesto sembra di leggere una serie di deliri di un pazzo ma letto immerso nel mondo dove vivono i protagonisti di questi racconti è interessantissimo analizzare il rapporto di ognuno di essi (e dell’autore, immagino) con il sesso opposto; abbiamo esempi con madri, amanti, prostitute, ex amanti, donne che vogliono vivere, donne che scappano e donne che tornano, donne che stanno accanto e donne che lasciano soli.

Mi ha molto, e piacevolmente, colpito il tipo di scrittura di questo autore, è molto particolare e da rodare un momento, nelle prime pagine, prima di immergervisi completamente, non perchè ostica ma perchè abilmente utilizzata per giungere al preciso scopo dove chi scrive vuole arrivare nei confronti di chi legge.
Il salto dal punto di vista in prima persona a quello in terza persona non disturba ed è gratificante ai fini della curiosità che stimolano le pagine di questo libro.
Ho letto che è stato azzardatamente paragonato ad un Clive Barker made in Italy e devo ammettere che qualcosa ricorda, come ispirazione, al re dell’horror (si, leggetelo e capirete che non parlo di King, che comunque amo alla follia) sicuramente nelle descrizioni e nella capacità di avviluppare il lettore in un ambiente soffocante, osceno ma sicuramente realistico.

Per chi ama le ambientazioni fantascientifico-distopiche, per chi apprezza il gotico surreale che sfocia nel grottesco e nell’assurdo.
Racconti brevi e serrati che, come dicevo in apertura, tengono incollati pagina dopo pagina.

Daniete Titta è nato nel 1978 a Roma dove vive tuttora. Laureato in Teorie e Pratiche dell’Antropologia presso La Sapienza di Roma, lavora come autore in una società di produzione di documentari indipendente e ha al suo attivo diverse collaborazioni in qualità di sceneggiatore.

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