La vita di chi resta, che titolo. Che colpo al cuore. Ho aspettato il momento opportuno, ho preso coraggio ed eccoci qui. Prima di oggi non conoscevo Matteo Bianchi, ho letto di sfuggita qualcosa sui suoi precedenti lavori ma (ahimè) non gli ho mai dato peso.
Matteo Bianchi è un nome comune, una combinazione tra uno dei cognomi e nomi più usati in tutta Italia ma ciò che contraddistingue l’autore dagli altri è l’incredibile modo di raccontare il dolore e l’angoscia verso chi non c’è più e di chi resta. Tutta la vicenda di “La vita di chi resta” ruota intorno al suicidio di S., compagno ed ex-convivente dell’autore che dopo un lungo periodo burrascoso decide di togliersi la vita nell’appartamento coniugale.
Esistono svariate storie, racconti e romanzi su chi decide di togliersi la vita in modo così forte e dirompente ma pochi si soffermano su chi “subisce” l’azione; sulla famiglia, sui compagni e compagne che devono raccogliere i cocci delle loro esistenze per andare avanti. Sui figli che devono elaborare il lutto, sulle madri che non sapranno mai la verità sulla perdita.
Sugli amici che increduli si sentiranno spaesati. Matteo ci accompagna in un baratro di tristezza e angoscia senza fine. Ci descrive, nel dettaglio, ogni momento, ogni ricordo, ogni frammento della vita prima e dopo il suicidio di S.
Il primo incontro, la prima uscita, il rapporto con l’ex moglie, il figlio, le litigate, l’amore e le mancanze. La cosa più “sconvolgente”, se così possiamo definirla, e che è tutto vero. Ogni singola tappa, ogni singola fase corrisponde alla realtà.
La tematica del suicidio non mi ha colpito personalmente ma mio padre è venuto a mancare dall’oggi al domani, senza alcun preavviso.
Lo shock è quasi lo stesso.
Da un giorno all’altro ti svegli e quella persona non c’è più. È un romanzo, forte, devastante e maestoso. È una storia che sento mia. Questo libro parla anche di me e di tutto il calvario che ho passato (e che ogni tanto passo ancora).
Un grazie a Matteo Bianchi per aver scritto questo romanzo, uno dei più belli mai letti in vita mia. Grazie per aver condiviso la sua storia con noi e grazie per tutto l’impegno e il lavoro che sta facendo per sottolineare la problematica sociale. Perché sì, il suicidio è ancora uno stigma. È ancora qualcosa di cui vergognarsi. È un peccato per la società. Si è deboli, si è inutili, si è fragili.
Grazie Matteo.
Grazie per tutto
Chi è Matteo B. Bianchi?
Matteo B. Bianchi ha pubblicato i romanzi Generations of love, Fermati tanto così, Esperimenti di felicità provvisoria (Baldini & Castoldi), Apocalisse a domicilio (Marsilio), Maria accanto (Fandango) e la biografia Yoko Ono. Dichiarazioni d’amore per una donna circondata d’odio (Add). Ha scritto programmi per la radio e la tv. Ha fondato e dirige la rivista di narrativa indipendente “‘tina”. Per Storielibere.fm conduce il podcast letterario “Copertina”. È il direttore editoriale di Accento edizioni.
Si ringrazia sentitamente la casa editrice per averci fornito la copia ARC per questa recensione.