Uno dei lavori più difficili (e duraturi) al mondo è quello del genitore. Non si studia per diventare genitore. Non si fa nessun master o corso di specializzazione. Lo si diventa e basta. Da un giorno all’altro ti devi occupare di un altro essere vivente, fino a quando quest’ultimo diventerà autonomo e autosufficiente (nel migliore dei casi).
I protagonisti della nostra storia sono una coppia di genitori che attendono l’arrivo, da lì a poco, della loro prima figlia. Assisteremo ai loro grandi progetti, ai sogni e alle ambizioni verso chi ancora alloggia nell’utero materno. Man mano che la storia prenderà il via noteremo come i dubbi, i pensieri e le domande emergano nell’animo dei genitori: è giusto far nascere dei figli in un mondo che promette violenza e dolore?
È realmente giusto far crescere dei figli in una società che emargina il diverso e deride il prossimo?
La coppia cadrà in un baratro di tristezza e negatività che, per un bel periodo, li porterà agli antipodi.
Un figlio eccezionale è sicuramente una lettura per un pubblico ben specifico e definito, che con un tocco del tutto inusuale ed emotivo tocca una delle tematiche più fragili e delicate. Ci spiega come sia davvero difficile diventare genitori e di come si posa esserlo anche in una società poco collaborativa e inclusiva. Un figlio eccezionale è sicuramente una storia struggente, dal gusto dolceamaro che saprà regalarvi qualche sorriso e lacrima. Ancora una volta la collana Aiken ha fatto breccia nei nostri cuori ed eccede tutte le aspettative. Una storia brillante, matura e suggestiva.
Chi è Miki Yamamoto?
Si ringrazia sentitamente la casa editrice per averci fornito la copia ARC per questa recensione.