I tre racconti che compongono la raccolta sono molto diversi tra loro e compongono una selezione accurata e specifica delle opere dell’autore. Per quanto non saprei dire quale sia quello che ho preferito tra tutti (non è vero, Il ritratto vivente l’ho adorato), di sicuro hanno tutti e tre degli ottimi elementi per cui apprezzarli.
Il ritratto vivente: la vita di un Viktor Frankenstein ossessionato dalla scienza e dal sogno di creare qualcosa di rivoluzionario, in grado di portare grandi innovazioni all’umanità e aumentare il potenziale della ricerca scientifica. L’uomo è un genio, un alchimista moderno, che collabora con il suo inseparabile amico finché una donna non si frappone e manda in malora i progetti dei due uomini. Una storia di tradimenti e passioni, di vendetta e affermazione. E il meraviglioso e misterioso dipinto, un ritratto che ha qualcosa nel soggetto che va oltre la concezione pragmatica di scienziato del protagonista, ispirato da un Oscar Wilde oscuro. Dove ragione e follia si confondono, dove un’ossessione diventa un incubo.
I giocattoli del destino: un uomo in viaggio in treno è intrattenuto dall’incontro fortuito con una persona che pare abbia proprio bisogno di qualcuno con cui sfogarsi. Questo sconosciuto ha un peso di cui vuole liberarsi, ha vissuto un incubo che necessita di essere condiviso. Quest’uomo ha scommesso e giocato col Destino, non metaforicamente, ma davvero. Un vecchio, strano e inquietante personaggio gioca con le vite come un burattinaio con le sue marionette. Non c’è un disegno, non c’è un fine assoluto o un piano complicato, solo follia: la follia di un vecchio pazzo, sporco e crudele oltre ogni limite.
Freaks: il racconto che dà il titolo alla raccolta e che nella sua versione originale ha ispirato uno dei più controversi film della produzione americana degli anni ’30, parla di un concetto che oggi è quasi alieno, quasi impossibile da concepire e soprattutto condividere. Siamo in un’epoca in cui le deformità, le anomalie dei corpi sono viste come qualcosa di grottesco, curioso, che attira odio e risate. Figlio di un’altra epoca, questo racconto parla della comunità di un Circus of Oddities and Deformities, un tipo di spettacoli che ha sempre avuto un enorme successo nel pubblico del secolo scorso, tanto da attirare frotte di curiosi e spettatori che si divertivano a guardare, ridere e rabbrividire di fronte a questi sfortunati uomini e donne affetti dalle più diverse anomalie genetiche o deformità fisiche. M. Jacques Courbé è una piccola persona, tanto che in groppa a un cane lupo figura come un cavaliere a cavallo del suo destriero. E lui, impettito, attraversa ogni sera il palco per prendersi risate, frutta marcia e ammirazione del pubblico che va in visibilio alla sua comparsa. Si innamora perdutamente di Mlle Jeanne Marie, un’esotica bellezza di rara eleganza che si frequenta però con un bruto bellimbusto ed entrambi non fanno che scherzare e prendere in giro il povero Courbé. Almeno finché il giovane nano non eredita da un lontano parente una fortuna spropositata e non può che chiedere la mano alla bella Mlle. Lei cede alla proposta, interessata più al patrimonio che al suo cavaliere, ma non tutto va come nessuno di loro aveva previsto.
Tre racconti che mi hanno lasciato senza parole. Tre storie che hanno come linea di connessione quello che è l’anima umana, il bilanciamento tra ragione e istinto, il limite al di là del quale il bene diventa male e il male è una vittima. Il primo racconto è un caleidoscopio di argomenti ricorrenti nella narrativa dell’epoca, amalgamati in un racconto unico spettacolare e dai risvolti inaspettati, con colpi di scena e inattese svolte che intrattengono e portano a domandarsi altro. Quando l’avrete terminato, vorrete saperne di più: vorreste che l’autore avesse scritto altro in merito a un sacco di idee e di concetti che vi ha buttato dentro e che vengono solo accennati. Un racconto del genere, oggi, sarebbe il primo capitolo di una saga di successo fantastica. Ne I giocattoli del Destino è sconcertante come si sfiori il concetto di follia e come il confine tra giusto e sbagliato, bene e male venga assottigliato e il discernimento tra i due venga messo così a dura prova. Allucinante e perverso, il destino è quel che è e non possiamo far nulla per cambiarlo quando un burattinaio pazzo tira i fili della nostra vita. Freaks è l’apice dell’apoteosi di quel senso di peccaminoso istinto di vendetta che tutti noi celiamo nel cuore. Il lettore è dalla parte di uno, poi dell’altra, poi di un altro ancora dei vari protagonisti, chiedendosi in cuor suo chi sia, alla fine dei conti, il vero mostro. Sembra banale come concetto e sicuramente puzza di già sentito ma, credetemi, non è assolutamente prevedibile la trama di questa storia e sa tanto di favola grottesca per educare, di quelle crude e originali, non di quelle ripassate dalla Disney. Ad arricchire il tutto, come ormai questa collana ci ha abituato e ci vizia, illustrazioni d’epoca e piccoli approfondimenti al termine di ogni racconto per farci immergere ed immedesimare nelle storie che leggiamo e che, queste, ci rimangono attaccate per qualche tempo, ripetendoci nella testa la domanda: chi è il cattivo?
Chi è Tod Robbins?
Clarence Aaron Robbins (25 giugno 1888 – 10 maggio 1949), meglio conosciuto come Tod Robbins, è stato un autore americano di narrativa horror e mistero.
Il suo lavoro contiene spesso trame bizzarre e spaventose, a volte influenzate da scrittori come Oscar Wilde e Robert W. Chambers.