Innegabile come sia sempre una grande emozione affondare in uno dei nuovi volumi di questa collana, la Biblioteca di Lovecraft, che amo alla follia e che conosco come uno zio affezionato fin da prima della sua nascita.
Questo titolo rappresenta quello che per me, finora, è il migliore della collana.
Storia, aspetto (grafiche dannatamente meravigliose), formato (ebbene sì, anche il formato ha il suo peso)… ma vediamo poi più tardi i punti di forza di questo oggetto, per ora concentriamoci sulla storia.
Con “Il vampiro. Storia vera” di Franco Mistrali torna nuovamente disponibile il primo romanzo italiano sui “signori della notte”.
Edito nel 1869, precede di 28 anni il celebre Dracula di Stoker, e di tre Carmilla di Le Fanu.
Un giallo gotico da riscoprire, dallo stile inusuale, in cui vampirismo, stregoneria, sette segrete, complotti, misteri, eros e thanatos confluiscono in un’opera decisamente sui generis, che meritava di essere riesumata.
L’edizione è finemente illustrata da Michele Carnielli (cantante e chitarrista dei Kröwnn) e aperta da una breve nota introduttiva di Magus (leader dei blacksters ellenici Necromantia).
C’è da ricordare che in molte leggende, fiabe e racconti del folklore di tutto il mondo, la figura del mostro, del predatore nascosto in mille diverse forme, del nemico, è sempre stata usata come oggetto di metafora da potersi tramandare per mettere in guardia da pericoli a volte atavici, a volte presenti o supposti.
Franco Mistrali ci presenta l’elegante fascino esotico dell’uomo misterioso, la fatale bellezza proibita di una donna dagli occhi scuri e profondi, il gioco del potere che è un misto di seduzione e caccia, eleganza, status sociale e apparenza sono qui rappresentati da un gruppo di membri dell’alta società europea di un inizio XX secolo che vive quel meraviglioso momento che è la belle époque.
In un mondo dove la noia e l’abbondanza vanno di pari passo alla disperazione e alla miseria, solo una costante accomuna la società degli uomini: la sete di potere e l’amore.
Entrambi aggettivi che possono essere usati per descrivere l’eterna figura del signore della notte.
Ma ai tempi in cui le vicende qui venivano narrate dalla penna di Mistrali, il vampiro come figura letteraria era ancora legata a stereotipi ben diversi da quelli a cui il buon Stoker ci ha poi abituati, regalandoci l’intramontabile figura del Conte Dracula.
Il vampiro prima era una figura macabra, oscura, orribile e demoniaca, un cadavere ambulante, un mostro infernale ed oscuro.
Il lettore qui si trova immerso improvvisamente nel resoconto di qualcosa che trascende la logica e la comprensione di chi ne parla, narratore esterno alla faccenda ma invischiato nello svolgersi degli eventi, che si imbatte nell’amore forse non corrisposto dell’amico a cui si affida e di una ricca e misteriosa donna che nasconde segreti ben peggiori di quelli che finge di non avere.
Ma la verità che avvolge la figura di lei è ben più oscura e crudele di quanto vorrebbe lo spettatore di un’avventura gotica frutto di fantasia e leggende: la crudeltà dell’uomo, la sete di potere, l’istinto della vendetta, del richiamo del sangue.
Dove onore si fonde con meschinità e i tributi vanno pagati per chi contratta, la storia dalle tinte leggere e lievemente gotiche all’inizio, diventa un elaborato e complicatissimo gioco di spie e segreti, di sette segrete e politica, di cospirazioni e tradimenti, di fedeltà e fuga, di amore e onore che affonda i suoi esordi nella Russia zarista e si conclude nella Parigi città delle luci, passando per la gelida e terribile Siberia e terminando a Monaco, il Principato del relax e del riposo e il paradiso fiscale della belle époque, dove amore e politica combattono spesso una simile guerra, spietata e piena di segreti.
Non aspettatevi, quindi, un mostro minaccioso che vive nell’oscurità di sangue umano… o forse dovreste…
Una doverosa premessa è necessaria ai fini di una comprensione comune del testo di Franco Mistrali di cui andiamo a parlare.
La scelta editoriale di mantenere lo scritto identico all’originale è stata, appunto, una scelta dei curatori della collana.
Il linguaggio, la grammatica e la punteggiatura sono spiazzanti e rendono l’aderenza dell’attenzione alla trama quanto meno faticosa poiché sono stati lasciati come in originale il linguaggio, i segni di interpunzione e la grammatica stessa riportando quella che era in uso alla fine del XIX secolo.
Alcuni possono trovare davvero complicato seguire la narrazione perché il linguaggio quanto mai atavico e poco riconducibile, a volte, al nostro attuale italiano, è anche complicato da una stile di narrazione ricorsivo e senza soluzione di continuità tra gli eventi, un mescolarsi di episodi sparsi in un lasso di tempo stirato e ad un primo impatto non si riesce a seguire la logica della narrazione, perdendosi tra i vari personaggi e luoghi.
Ciò richiede inizialmente un’attenzione maggiore alla lettura, almeno finché non si entra nell’ottica dello stile desueto dell’autore e si consente al mondo del passato di entrare nella nostra mente a farci immergere in questo appassionante thriller internazionale di genere unico.
Non ho che da consigliare la lettura perché superato il primo scoglio della forma, la sostanza merita tutta la nostra attenzione ed anche la riscoperta di una forma linguistica corrente dell’epoca è un bel viaggio nel tempo e una interessante avventura culturale.
Ed è anche un piccolo documentario storico culturale che attraversa l’Europa e rende uno spaccato della vita socio-politica del tempo e di quelle che erano le condizioni della società russa zarista, della Siberia, regione estesissima quanto misteriosa per il mondo occidentale, di folklore e leggende di quel nord-est segreto.
Mi ha personalmente spronato ad approfondire alcuni temi che davo per assodati o che non conoscevo affatto, e questo è un enorme, enormissimo, valore aggiunto quando concludo un libro.
Infine una nota per quanto riguarda l’edizione: tutto in questo titolo mi è piaciuto e l’ho adorato, dal formato, simile ad un compatto paperback all’americana, alle illustrazioni e alla cura grafica che è stata meravigliosamente realizzata da Visione (clicca sul nome per dare un’occhiata al profilo dell’artista).
Che dire, spero di ritrovarci qualche volta a parlare di questo libro perché vorrei avervi trasmesso almeno un po’ del mio entusiasmo e perché lo consiglio a mani basse.
Chi è Franco Mistrali?
Il secondo evento risiede nella pubblicazione del volume Vita di Gesù, dedicato al filologo e storico delle religioni francese Ernest Renan (autore egli stesso di una celebre opera dal medesimo titolo), che fu messo all’Indice dalla Chiesa cattolica nel marzo 1863.
Il terzo fatto significativo della sua biografia è connesso all’uscita di un volume sui vampiri che, pubblicato quasi trent’anni prima del Dracula di Bram Stoker, viene considerato il primo romanzo italiano sui “signori della notte”.
Qui, riprendendo peraltro uno dei suoi primi scritti del genere gotico, Mistrali narra la storia di una setta segreta che pratica, appunto, il culto del sangue.
Morì il 18 dicembre 1880, stroncato da un aneurisma cardiaco.