Vi consiglio un giro tra i loro circoletti in evidenza e un salto sul loro blog per conoscere meglio l’autrice e le due pazze dietro al profilo.
Introduzione di Salman Rushdie
Traduzione di Susanna Basso e Rossella Bernascone
Scomparsa al culmine della sua carriera, dotata di un estro narrativo magico e irraggiungibile, Angela Carter ha scritto romanzi e racconti, e sono stati proprio questi ultimi a consacrarla come una delle autrici più talentuose del ventesimo secolo.
Nell’antro dell’alchimista – diviso in due volumi di cui questo è il primo – raccoglie la produzione migliore di un’autrice fondamentale. La camera di sangue, secondo Salman Rushdie il capolavoro per cui verrà sempre ricordata, è una serie di bellissime fiabe in chiave moderna, libere riscritture di quelle classiche, in cui l’autrice sbeffeggia gli stereotipi di genere affidando alla figura femminile le redini della storia, donandole un erotismo inedito e conducendola verso un finale vincente rimaneggiato in chiave ironica. Fuochi d’artificio nasce invece dall’esperienza dell’autrice in Giappone ed è il punto di svolta nella sua produzione, nonché il momento in cui il tema del femminismo diventa centrale: «In Giappone ho imparato cosa significa essere donna e mi sono radicalizzata».
Ai tesori custoditi all’interno di questa magistrale raccolta Angela Carter ha affidato il proprio testamento stilistico, servendosi di una scrittura raffinata, barocca, a tratti ermetica e costruendo una nuova mitologia femminista con cui condurre un’acuta analisi della società che supera le barriere del tangibile e penetra i meandri dell’immaginazione. Queste pagine, semplicemente, sono la testimonianza di una perdita incolmabile per la letteratura.
«Le sue cose migliori, secondo me, sono i racconti. La camera di sangue è il capolavoro della Carter. Probabilmente sarà il libro per cui verrà ricordata per sempre».
dall’introduzione di Salman Rushdie
«Una scrittrice raffinata dallo stile bizzarro, originale, barocco».
Margaret Atwood
«Talentuosa e fantasiosa scrittrice. L’immaginazione di Angela Carter non ha confini».
Joyce Carol Oates
Il libro in questione è Nell’antro dell’Alchimista di, appunto, Angela Carter, primo volume di una antologia di racconti che raccoglie tutta l’opera breve di questa autrice.
Angela Carter è un’autrice che ha tante chiavi di lettura, tante sfaccettature.
Lei raccoglie la sensualità delle fiabe tradizionali popolari sovvertendo la dominanza maschile di sesso e potere.
Nel suo racconto La camera di sangue, un po’ il cuore della raccolta, il linguaggio è provocatoriamente diretto.
L’intera opera di Angela Carter è non addomensticata e non addomesticabile in una relazione tra il fiabesco e il fantastico.
Lei è stata la più immaginativa degli autori del suo secolo, linguisticamente e nel suo particolare modo di gestire i mood dei suoi personaggi e delle ambientazioni in generale.
Puoi letteralmente prendere una qualsiasi pagina scritta da Angela e rimanere flashato dal suo spirito e dalla sua immaginazione che ne permea ogni frase.
La raccolta si compone come un improvvisare, un esercizio stilistico, su fiabe e leggende dell’immaginario europeo.
Ci sono versioni di Cappuccetto Rosso, la Bella e la Bestia, storie in cui aspetti di una si mescolano nell’altra finendo per creare una unica nuova versione ibrida personale, a volte anche divertente come quella modellata sul Gatto con gli stivali.
A sua volta, l’autore francese era un collezionista e autore di fiabe, era quello un anno dove fu popolare l’attenzione del mondo dell’editoria sulle fiabe popolari: le fiabe insegnano ai bambini a far fronte alle difficoltà e ai pericoli del mondo da adulti spesso oscurando però aspetti come sesso o morte che sono per lo più nascosti, parafrasati o semplicemente non affrontati.Se non per il forte valore simbolico Angela Carter è fortemente contraria a questo approccio.
Lei fu invece più coinvolta nel rivelarsi dell’immaginario con concetti di morte e sesso vividamente presenti che si rivelano nonostante la zona sicura del “racconto per bambini”.
Ha voluto così raccogliere una collezione di favole in cui questi concetti più o meno esplicitamente crescessero fino a rivelarsi quasi per scherzo, in un modo che ha un che di disturbante a volte, usando anche immagini violente o erotiche, sensuali che discostano dall’immaginario infantile in una sorta di realismo sociale.
Il tema prevalente della raccolta è la sottile linea che corre tra la natura umana e quella ferale esposta come una vanagloriosa autosconfitta nella quale cerchiamo di distinguere noi stessi dall’altro sé animale.
La mia intenzione non era scriverne nuove “versioni” o, come è stato orribilmente pubblicato nell’edizione americana del testo, fiabe “per adulti”, ma estrarre il contenuto latente dai racconti della tradizione.