Recensione La Biblioteca di Lovecraft – a cura di Jacopo Corazza e Gianluca Venditti

Dolcetto o scherzetto, miei tenebrosissimi Amicony e bentrovati in questo plumbeo mattino di Halloween, trepidanti di folleggiare nella notte dei fantasmi e di impazzare con streghe e folletti per feste e divertimenti, tra ragnatele magiche e dolcetti fatati!
Che intro idiota, ma bella… perchè non c’è niente di più bello di divertirsi facendo quello che ci piace, niente di più appagante che strappare e strapparsi un sorriso e godere di una vita troppo breve per esporla in vetrina.
Uno che ha avuto una vita discreta e una non-vita decisamente più longeva è il nostro caro, vecchio, buon amico: il prozio H. P. Lovecraft.

La Biblioteca di Lovecraft è una collana che nasce, come suggerisce il nome, sotto la stella del capostipite della weird fiction: Howard Phillips Lovecraft.Nei saggi Supernatural Horror in Literature e In Defence of Dagon, il Maestro di Providence illustra efficacemente i motivi d’interesse dei racconti contenuti in questa prima antologia.
Il volume ospita quattro piccoli quanto inquietanti classici del soprannaturale: “Il luogo ideale”, “Il volto”, “Il Conte Magnus” (rispettivamente di A. Bierce, E. F. Benson e M. R. James, nelle nuove traduzioni di Diego Bertelli) e “L’occhio invisibile”(di Erckmann e Chatrian, nella nuova traduzione di Luca Baldoni), tutti illustrati da Nachzerehrmara, chitarrista della storica band black metal Necromass.
La collana proseguirà il cammino attraverso i racconti di altri autori recensiti da Lovecraft e, parallelamente alla Biblioteca vera e propria, il marchio “BdL presenta” darà spazio anche ad autori non direttamente ascrivibili all’universo Lovecraftiano, a raccolte a carattere monografico, a forme narrative diverse dal racconto breve, a saggistica. Sempre con nuove traduzioni, illustrazioni, molte prime edizioni in italiano, e su qualunque declinazione classica o moderna del weird: gotico, horror, fantasy, pulp, occulto.

 

Figuratevelo cosi, il libro di cui parleremo oggi: il prozio ci invita nella sua casa stregata, buia e vuota in mezzo ai boschi tetri di un paesaggio crepuscolare per un te pomeridiano. 
E mentre siamo li, attorno al caminetto, a mangiare biscottini, il prozio apre il suo librone delle favole, quello con cui ci faceva addormentare da piccoli, e ci racconta una delle favole che ancora non avevamo mai sentito…
La biblioteca di Lovecraft, a cura di Jacopo Corazza e Gianluca Venditti, edito da Arcoiris edizioni che ringraziamo per la copia e non solo che ci hanno offerto, è il primo libro che apre la collana omonima dove sono raccolti per la prima volta i racconti che Lovecraft stesso ha amato e commentato in vita.
Autori conosciuti e meno conosciuti trovano quindi nuova vita, risorgendo dalle loro tombe letterarie impolverate dal tempo, per comparire in esclusiva in questa collana antologica con Lovecraft lettore come filo conduttore.
In questo primo volume sono raccolti quattro racconti, commentati da Lovecraft come tra i migliori del suo tempo, di autori che potremmo definire erroneamente minori, ma solo perché il tempo è stato meno clemente con loro obliandone un poco la memoria in favore di altri nomi più popolari.

Ma non è nemmeno vera questa affermazione: questi autori che si sono dilettati o dedicati al weird, al grottesco, al fantastico, sono stati tra i pionieri capostipiti di una cultura nascente all’epoca ma che è poi progredita oggi fino a diventare quel fenomeno letterario che non è più di nicchia ma sempre più popolare ed evoluto.

 

Nei saggi Supernatural Horror in Literature e In Defence of Dagon il solitario prozio nomina alcuni degli scritti che porta ad esempio per la letteratura di genere che lo caratterizza.
In questo primo volume troviamo nell’ordine: Il luogo ideale di Ambrose Bierce, Il volto di Edward Frederic Benson, Il conte Magnus di Montague Rhodes James e L’occhio invisibile, scritto a quattro mani da Emile Erckmann e Alexandre Chatrian.
I veri amanti però del genere e della cultura del misterioso e grottesco non avranno che da restare a bocca aperta per queste perle finalmente edite in Italia per noi, raccolte dai curatori della collana che hanno svolto un lavoro affascinante e straordinario (e che invidio un filino) nel ricercare le edizioni originali, traduttori ed illustratori.

Uno dei punti di vantaggio di quest’opera, infatti, sono le illustrazioni e le foto d’epoca che si alternano ai racconti, vittoriane e in bianco e nero, che creano un’atmosfera di continuità e avvolgono il lettore nella storia che si apprestano a leggere.

Devo aggiungere che anche la scelta della carta, ruvida e invecchiata, e l’accostamento di grafiche e colori li ho trovati azzeccatissimi e si percepisce senza sforzo l’impegno che è stato messo nella sua realizzazione. 
Ho seguito personalmente infatti questo progetto fin dalla sua origine e sono molto felice di essere in contatto con uno dei curatori della collana, cosa che mi permette di garantirvi che il prodotto è di qualità ricercata.
Ad una rapida valutazione può sembrare un prodotto di nicchia solo per devoti alla causa della letteratura di genere, ed è anche vero, ma io l’ho trovato particolarmente azzeccato anche per chi non conosce l’ambiente e vuole farsene un’infarinatura che parte dalle basi e dalle origini.
Non vedo l’ora di sapere cosa sforneranno questi ragazzi per il futuro e sono in piacevole trepidazione per le notizie sulle prossime uscite!

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