Recensione Come diventare un lupo mannaro – Elliott O’Donnell

Oddio mio, quanto tempo era che non leggevo un saggio?
E soprattutto quanto tempo era che non leggevo un saggio sul soprannaturale ma sono sicuro di non aver mai letto un bel saggio sul soprannaturale così ben strutturato, realizzato e narrato come quello che vi vado a presentare.
Il testo è una raccolta a carattere pseudoscientifico, scientifico wannabe, un’analisi in forma di diario alla Van Helsing di uno studioso della seconda creatura soprannaturale più famosa e misteriosa di tutta la storia dell’umanità, il lupo mannaro.

Al momento della sua uscita questo libro giunge a colmare un vuoto. Come diventare un lupo mannaro è ciò che per i vampiri è il Dracula di Bram Stoker: un libro di riferimento. Inoltre è sicuramente un buon manuale su come si costruisce un racconto dell’orrore, che nella sua forma originaria è un genere popolare, proletario e, in fin dei conti, ottimista. Come ogni buona storia d’orrore questo libro fa paura, poi tranquillizza, e poi fa paura ancora. Il lupo mannaro, a differenza dell’aristocratico vampiro, ha tutte le caratteristiche del mostro popolare. La sua bestialità raffigura un aspetto dell’uomo che è presente in tutti noi. Per questo i veri protagonisti di questo libro sono gli uomini aggrediti dal licantropo.
Sono loro i veri ‘mostri’: una madre, troppo vanitosa e priva di ogni scrupolo di coscienza che, inseguita dai lupi non esita a gettare i figli nella neve. Un uomo che non crede per niente al soprannaturale ma si beve tutto quello che gli racconta la donna che ama. Lei lo ingannerà e gettandolo nelle fauci di un lupo mannaro, gli dirà: “Così adesso non crederai più alle donne, ma almeno crederai nei lupi mannari”.
Spesso, scrive O’Donnell, ci è impossibile reprimere la nostra bestialità: lupi mannari una volta, lupi mannari per sempre.



Figura misteriosa, si, fino ad ora, perché questo libro si propone di raccogliere fatti, eventi, testimonianze della pericolosa, dannata e molto spesso misconosciuta e fraintesa creatura della notte.
Esistono così tante leggende riguardo i lupi mannari, così tante storie sulla loro origine, sul modo di sconfiggerli e sul loro senso di esistere che l’autore ha voluto raccogliere in questo enciclopedico volume antologico di interviste, di storie e di racconti tutto quello che nella sua epoca era la conoscenza arcana del lupo mannaro suddividendo i fatti e le riflessioni che rimangono quasi del tutto impersonali e con una nota di rigore accademico tipico dei saggi dell’epoca.
Il testo vuole affrontare l’origine della leggenda e l’analisi delle credenze popolari raccolte dall’autore e suddivise meticolosamente secondo i luoghi di origine del continente europeo.
Scopriamo quindi i diversi tipi di mannari che infestano i nostri boschi da est a ovest e da nord a sud, ripercorrendo le esperienze di coloro che ne hanno testimoniato l’incontro o che ne riportano le leggende locali.

Come nasce un lupo mannaro?
Come si trasmette la maledizione?
Come si combatte questo abominio della natura?
Quale ne è l’origine?

A tutte queste domande viene data risposta, più o meno completa, ripercorrendone la storia.
La forma narrativa adottata è quella del narratore super partes che si limita a riportare i fatti per come sono accaduti e per come si sono succeduti a se stesso, registrandoli in una sorta di diario e suddivisi come si conviene ad uno studio accademico: si parte dalla definizione di lupo mannaro, dalla sua etimologia in diverse lingue europee e dalla sua origine soprannaturale, come lo si diventa o lo si fa diventare, come lo si combatte e come lo affronta (che sono due cose diverse!) il tutto corredato da una piacevolissima varietà di ricette magiche, intrugli portentosi, incantesimi, rituali e canti che ne attraversano il folklore in tutta l’Europa.

Quindi preparò un intruglio composto dai seguenti ingredienti: 4 grammi di zolfo, 12 grammi di oppio, 1 grammo di iperico, 1 grammo di ammoniaca, 1 grammo di canfora. Lo mise nella pentola piena  d’acqua, aggiungendo un pezzo di radice di mandragola, un serpente vivo, due rospi vivi chiusi in un sacchetto di tela, e un fungo.

La prestigiosa testimonianza di cultura esoterica raccolta tra le sue pagine, rende questo libro non solo un prezioso esempio di letteratura di fine ‘800 ma anche un contributo allo studio del soprannaturale più che prestigioso: O’Donnell, infatti, fu considerato uno dei più grandi esperti di occulto, spiritismo e mondo delle tenebre, che ai suoi tempi erano il pane quotidiano dell’interesse collettivo.
C’è chi ha mosso critiche sulla bontà scientifica delle sue opere, considerando che, oltre che poliziotto, l’autore era celebre per le sue storie di fantasmi e romanzetti gotici del terrore.

Elliott O’Donnell è stato un autore irlandese noto principalmente per i suoi libri sui fantasmi.
Ha affermato di aver visto un fantasma, descritto come un elementale coperto di macchie, quando aveva cinque anni.
Ha anche affermato di essere stato strangolato da un misterioso fantasma a Dublino.
Ha dichiarato di discendere da capi irlandesi di epoche antiche, tra cui Niall dei Nove Ostaggi (il re Artù del folklore irlandese) e Red Hugh, che hanno combattuto gli inglesi nel XVI secolo.
In seguito divenne un cacciatore di fantasmi, ma prima viaggiò in America lavorando come poliziotto, poi tornato in Inghilterra come maestro e, dopo la guerra, come attore di teatro e cinema.
Quando divenne noto come autorità del soprannaturale, fu noto come cacciatore di fantasmi.
Ha anche tenuto conferenze e trasmissioni radiotelevisive sul paranormale in Gran Bretagna e negli Stati Uniti.
Ha affermato “Ho indagato, a volte da solo, a volte con altre persone e con la stampa, in molti casi di fantasmi famosi. Credo nei fantasmi ma non sono uno spiritista“.
 

Cosa ne penso

A parer mio, che ne abbia tratto solo vantaggio con una mossa di marketing azzeccata o che abbia voluto sinceramente agire per il bene della scienza esoterica poco importa: questo libro è frutto di uno studio accurato e di una raccolta compilativa di fatti e leggende che hanno stimolato il mio interesse e la mia curiosità, arricchendomi di una conoscenza di cui nemmeno sospettavo l’esistenza.

Aggiungo che non mi è dispiaciuto affatto vedere trattata la figura del lupo mannaro, figura che mi ha sempre affascinato molto di più di qualsiasi altra (vampiri, spiriti e compagnia bella), senza affiancarla ad altre o senza cadere in cliché e riferimenti troppo mainstream.
Inoltre, non meno importante, il lupo mannaro mostrato in questo libro si rivela a volte ben diverso da quello a cui siamo abituati nel nostro secolo condizionato da Hollywood e dalla letteratura commerciale o dai fumetti: il lupo mannaro è anche uno spirito della natura, un’arma della Terra contro ciò che la minaccia, uno spirito libero e guerriero, assetato di sangue o di giustizia, libero del suo destino e forte della sua connessione con la Natura.

Chi è Elliott O’Donnell?

Elliott O’Donnell, (1872-1965) è un autore irlandese noto soprattutto per le sue ghost-stories. Dichiarò di aver visto il suo primo fantasma a cinque anni, nell’antica casa di famiglia a Limerick. Fu come un presagio del suo futuro. Da allora ebbe decine di incontri con gli spettri. Esperto di lupi mannari, vampiri e spettri in genere, è stato probabilmente il più famoso cacciatore di fantasmi di sempre. Prima di intraprendere la sua attività di ‘indagatore dell’incubo’ viaggiò negli Stati Uniti lavorando come poliziotto, tornò in Inghilterra dove fu insegnante, attore e scrittore.

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