Un libro dentro un libro.
Una, due, tre letture che si fanno quattro con la vostra.
Il gioco in cui questo libro vi accompagna inizia quando una studentessa trova in biblioteca un libro particolare, per caso, e lo scopre pieno di appunti a bordo pagina di un lettore precedente che la intriga, la affascina e prova a rispondergli.
Lui, con sua sorpresa, fa altrettanto.
In un gioco di messaggi lasciati a bordo pagina, realmente scritti “a mano” con calligrafie differenti e colori diversi (che aiutano, ma non sempre, la già difficilissima lettura).
Il libro in sé, quello che nel cosmo dell’opera è il testo in esame dei due lettori, è un racconto dove l’autore (fittizio per noi, reale, forse, per i due che lo leggono) racconta di rocambolesche avventure fatte da un uomo, egli stesso forse, che, persa la memoria, si ritrova sballottato dagli eventi a seguire personaggi strani, assurdi, quasi irreali.
E sembra che il romanzo sia una sorta di lascito dell’autore, una sua biografia, una sua denuncia a qualcosa di più grande.
I due lettori si trovano quindi a scambiarsi opinioni, a sviscerare dal testo qualcosa di utile alle loro ricerche ma anche inevitabilmente si ritrovano a riflettere tra loro, a parlare di se stessi e a conoscersi sempre mantenendo questo gioco dello scrivere sul bordo pagina, sul prendere appunti, lasciare il libro in biblioteca e scambiarselo così in un botta e risposta.
La storia (le storie sarebbe giusto dire) è intricata a livelli incredibili.
Questo libro richiede ore di lettura e forse, per comprenderlo, anche diverse riletture.
Un piccolo capolavoro editoriale, un bellissimo oggetto, un gioco in solitaria, l’inferno di un pazzoide paranoico, non leggetelo se soffrite di ansia.
No, non fa paura, non è di certo il suo intento.
Ma ti ruba il cervello, ti strappa dalla realtà e ti porta nel mondo di Jen e Eric.
Dire altro sarebbe spoiler.
È la riproduzione di un libro degli anni ’40 di una biblioteca universitaria: leggendo le pagine del libro La nave di Teseo si viene catapultati nel mondo di Jen, la studentessa che lavora come bibliotecaria presso l’Università, e di Eric, quello che fin dall’inizio ci viene presentato come un ex dottorando al lavoro sullo studio del presunto autore del libro in questione: V. M. Straka.
Il libro in sé racconta la storia di un uomo identificato solo dalla lettera S. che, colpito da un’amnesia che gli ha fatto dimenticare tutta la sua vita, viene trasportato su una nave in compagnia di una ciurma di misteriosi ed inquietanti compagni.
Una storia intrisa di un mistero che cercano di risolvere i due “protagonisti” interagendo letteralmente sul bordo pagina alternandosi in un incessante botta e risposta che si svolge in almeno tre piani temporali.
Sepolti tra le pagine del libro è affascinante trovare, fisicamente, cartoline, lettere, fotografie…
La lettura non è facile e non è rilassante: è lunga e impegnativa ed impone un’attenzione esagerata per ogni singola pagina nell’affrontare ogni singolo argomento.
Per quanto mi riguarda l’ho trovata appassionante soprattutto all’inizio dopodiché la narrazione diventa piuttosto noiosa e ripetitiva per poi riprendersi incredibilmente e lasciare letteralmente a bocca aperta fino all’ultima pagina.
Questo libro è un gioco, un’avventura.
È una scoperta di pagina dopo pagina, questo gioco unico e speciale.